Cinquant’anni fa, Kathrine Switzer ha corso la maratona di Boston, essendo entrata usando le sue iniziali per aggirare il divieto per le concorrenti femminili. Cinque anni dopo, alle donne è stato ufficialmente concesso il permesso di partecipare alla gara. Nel 1984, la maratona femminile fu aggiunta ai Giochi Olimpici. Ma il cross country sembra essere bloccato in una distorsione temporale.
Il 27 gennaio, centinaia di corridori scenderanno allo Stanmer Park di Brighton per gareggiare nel South Country dell’Athletic Association Cross Country Championship. Gli uomini senior correranno per 15 km, le donne senior per 8 km, poco più della metà della distanza complessiva. Circa un mese dopo, ai campionati nazionali inglesi, la differenza non sarà così grande: 12 km per gli uomini e 8 km per le donne. Però significa ancora che gli uomini corrono oltre il 50% in più. Le donne anziane correranno sulla stessa distanza di quelle più giovani.
In pratica, il dibattito sull’uguaglianza dei sessi è ancora in corso. I tradizionalisti, per giustificare questa differenza di percorso, si sono banalmente giustificati dicendo che “non c’è abbastanza tempo per un evento di un solo giorno, che include anche gare junior, per ospitare una gara femminile più lunga”.
Quindi in pratica il tempo per gli uomini c’è e per le donne no? Gli orari dei campionati SEAA prevedono 45 minuti per la gara femminile e 90 minuti per quella maschile. Gli uomini quindi sono due volte più importanti?
Ci sono due soluzioni disponibili: o equiparare la distanza o introdurre lunghe o brevi distanze sia agli uomini che alle donne.
In un’altra dichiarazione si è letto che “le donne non sono così veloci; la loro gara è più breve in quanto richiede lo stesso tempo di percorrenza di quella per gli uomini”. Mediamente è vero, ma le donne sono solo circa il 10% più lente, quindi questa argomentazione non può essere utilizzata per giustificare tali grandi discrepanze. Questo argomento, inoltre, è indebolito dal fatto che tutte le altre gare nei campionati maggiori e minori sono le stesse per entrambi i sessi, indipendentemente dai tempi di arrivo.
Le donne e le ragazze sono condizionate fin dalla tenera età a sottovalutare le loro abilità, ad essere principesse piuttosto che super eroine. Le differenze nelle distanze di gara, che iniziano in giovanissima età, fanno parte di questo sessismo insidioso e radicato. L’atletica dovrebbe dare potere alle ragazze e alle donne, non tenerle al loro posto. E’ altrettanto importante però non creare nei ragazzi l’idea che il loro evento sia più impegnativo o più importante.