Lo screening prenatale, anche detto bi-test, è appunto un test che viene effettuato tra l’undicesima e la quattordicesima settimana di gravidanza. Si tratta di una tecnica che è utile tanto per la misurazione dello spessore della traslucenza nucale, quanto per rilevare condizioni di ogni genere che possono essere malformazioni del cuore, dello scheletro o del diaframma: in poche parole è un passo necessario che deve essere effettuato per accertarsi che quanto meno fino a quel dato momento della gravidanza le cose siano tutte al loro posto e che il nascituro sia in perfetto stato di salute.
Lo screening prenatale è consigliato alle donne giovani ma oramai viene effettuato di norma da tutte coloro che sono in dolce attesa. Più nello specifico il bi-test è in grado di definire se la gravidanza possa fino a quel momento definirsi ad alto, basso o intermedio rischio: nel gruppo ad alto rischio ci rientrano circa il 5% dei casi totali, ossia quei casi in cui il bi-test ha segnalato la probabile presenza nel bambino della sindrome di Down (salvo poi accorgersi in un secondo momento che potrebbe essersi trattato di un falso positivo); nel gruppo a basso rischio ci rientrano l’85% delle donne, ossia casi in cui il bi-test non rileva delle anomalie del cariotipo del feto. Mentre invece il residuo rappresenta i casi di donne a cui sono state diagnosticate anomalie cromosomiche fetali.
Tutto quanto ciò sta a significare che lo screening prenatale è un metodo per capire se una gravidanza possa ritenersi ad alto, basso o intermedio rischio e per questo viene definita una tecnica utile per definire una probabilità.
Ma cosa accade quando il bi-test dà esito positivo rilevando anomalie cromosomiche? In questo caso si è soliti procedere con una procedura invasiva che prende il nome di villocentesi, ma la prassi vuole che vengano prescritte anche delle ecografiche di secondo livello per valutare ancor più precisamente le strutture fetali e l’eventuale insorgenza di cardiopatie.
Il bi-test è pertanto un esame davvero molto semplice che agli occhi della madre si presenta come un normale prelievo di sangue e che per il feto prende invece le sembianze di una ecografia. Per quanto semplice da effettuare e per nulla invasivo, lo screening prenatale è però molto importante per individuare la fascia di rischio di una gravidanza e permettere poi agli “addetti ai lavori” di proseguire in un dato modo: il bi-test è insomma il passo iniziale da compiere per avviare il percorso della gravidanza, prendendosene in carico sin da subito eventuali rischi.