- Selezione preventiva del sesso: l’Australia pone la questione
- Favorevoli o contrari? Il dibattito si accende
In Australia sta avendo luogo un dibattito molto scottante per quel che riguarda la fecondazione in vitro. In realtà parliamo di un argomento che è dibattuto in molte aree del mondo e che tira fuori i bollenti spiriti di laici e religiosi, di fazioni politiche avverse o molto più semplicemente di persone dalle sensibilità differenti. Ma l’Australia è il Paese che ultimamente sta dibattendo con maggior enfasi su questo argomento, soprattutto perchè non si sta soffermando solo sulla fecondazione in sé e per sé ma sta valutando una delle conseguenze che questo fenomeno può produrre: la “selezione del bambino che verrà”.
Selezione preventiva del sesso: l’Australia pone la questione
La riflessione chiede se sia opportuno o meno che i genitori possano scegliersi il sesso del bambino che nascerà. Fino ad oggi mamme e papà si ritrovavano con una bambina, o con un maschietto o magari con una coppia di gemelli senza poterlo scegliere preventivamente e affidandosi totalmente al destino. Ma con il ricorso alla fecondazione, di fatto, si aprirebbe lo spiraglio di una “scelta”.
O quanto meno è questo l’oggetto della discussione che sta animando l’Australia: se non è affatto automatico che con la fecondazione in vitro ci si possa scegliere anche il sesso del bambino, la possibilità però ci sarebbe. In Australia il governo ha chiesto al National Health and Medical Council se sia lecito consentire ai genitori di selezionarsi il sesso del nascituro ancor prima di procedere con la procedura.
Ora come ora in questo Paese le coppie possono effettivamente scegliere il sesso del bambino, ma solo per motivi strettamente medici, come ad esempio per impedire la trasmissione di una determinata malattia genetica. Ma cosa ne pensa l’opinione pubblica australiana circa il concedere la possibilità di scelta anche in condizioni perfettamente normali?
Favorevoli o contrari? Il dibattito si accende
Ian Olver, direttore del comitato etico della Sanità, nell’ambito di una intervista rilasciata ad ABC Radio ha affermato che gran parte delle coppie finirebbero col recarsi all’estero se questa possibilità non dovesse venir concessa. Perchè in altri paesi i genitori possono già scegliersi il sesso del bambino (in Israele, tanto per citare un caso, una coppia che ha quattro figli dello stesso sesso può chiedere al Governo di poter avere un figlio dell’altro genere).
Un po’ più cauto è il parere di Tereza Hendl, ricercatrice dell’Università di Sydney, la quale ha rilevato che una concessione di questo genere potrebbe dare il via libera a una società troppo fondata sugli stereotipi, figlia di una selezione che non tiene conto della vita in quanto tale e afflitta da possibili problemi in fatto di “tolleranza” (perchè un genitore che sceglie di avere una figlia femmina si fa dei programmi sulla femminilità stessa della figlia, e nell’ipotesi in cui questa dovesse invece rivelarsi omosessuale o transgender, cosa potrebbe mai accadere?).
Un altro problema che potrebbe derivare da una fecondazione in vitro aperta alla selezione del sesso del nascituro, inoltre, è dato da un possibile squilibrio pronto a verificarsi all’interno della società: cosa mai potrebbe accadere qualora quasi tutti dovessero scegliere bambine anziché bambini (o viceversa)? In India e in Cina sta avvenendo qualcosa di molto simile: con gli aborti selettivi il numero dei maschi è nettamente superiore rispetto a quello delle femmine.
Insomma la discussione è destinata ad infuocare il dibattito pubblico per molto altro tempo ancora, anche laddove la decisione definitiva dovesse essere presa in tempi relativamente brevi. Del resto parliamo di uno di quei temi tanto delicati da rimanere relegati nel limbo degli “eterni irrisolti”. Le divergenze su questo campo continueranno a tenere testa in maniera pressoché inevitabile, soprattutto in Paesi molto più fermi rispetto alla liberale Australia che ancora devono legiferare in maniera seria e decisa sul tema della fecondazione in vitro.