In questo periodo sta facendo parecchio scalpore quanto sta accadendo in Islanda, dove la sindrome di Down pare sia stata praticamente azzerata. In questo piccolo paese del Nord Europa, infatti, ogni anno vengono al mondo soltanto una o due persone affette dalla sindrome di Down.
Tutto ciò sta accadendo grazie ai test prenatali che vengono eseguiti praticamente sempre dalle neomamme islandesi: tali test permettono di individuare eventuali anomalie a livello cromosmico e quindi informano i genitori dello status di salute del bambino ancor prima che la gravidanza entri “nel vivo”. Ebbene, la maggior parte delle donne che riceve esiti positivi su eventuali anomalie, decide di porre fine alla gravidanza.
La diffusione di questo strumento diagnostico, in Islanda, è anche favorito dal fatto che questi test sono sempre meno invasivi e costosi, quindi sono sia facili da eseguire che economici da affrontare. Tutto ciò, a lungo andare, ha avuto come conseguenza il sostanziale azzeramento dei casi di sindrome di Down all’interno del Paese.
Inoltre, c’è un altro elemento che aiuta le donne in questo senso. Perché in Islanda non solo ci sono test prenatali molto avanzati, ma c’è anche una legge che, a fronte di anomalie del feto, consente l’aborto anche dopo le sedici canoniche settimane entro cui sarebbe normalmente possibile. In pratica, le neomamme che “rischiano” di far nascere bambini affetti da una particolare sindrome o anomalia possono di fatto abortire anche ad uno stadio avanzato.
Naturalmente la legge islandese prevede anche che alle donne che affrontano un percorso di questo tipo sia garantita assistenza psicologica, sia prima che dopo aver preso la decisione. Consulenze di questo tipo aiutano le donne in difficoltà a scegliere la via da intraprendere, e quindi a stabilire se per loro sia il caso o meno di prendere una decisione così seria.
Insomma, il sistema è stato studiato alla perfezione in tutti i suoi dettagli, ma c’è naturalmente chi non vede di buon occhio quanto sta accadendo in Islanda. Questo paese del resto è uno dei più liberali e progressisti d’Europa, per cui anche in questo si sta attirando delle antipatie, specie da parte di frange religiose varie che in riferimento ai test prenatali e agli aborti “facili” parlano di un ritorno all’eugenetica.