Spesso e volentieri (quasi sempre a dire il vero) scopriamo che la saggezza popolare ha anticipato davvero tante cose a cui la scienza è arrivata soltanto molto più tardi. Un famoso proverbio danese ad esempio recita: “Se l’invidia fosse una febbre, tutto il mondo sarebbe ammalato”. E in effetti è proprio così: ora anche la scienza conferma che l’invidia è il vero motore che mette in azione il genere umano.
Stando a una ricerca condotta dall’Università di Saragozza, sembra infatti che la gelosia sia il tratto che più caratterizza l’uomo. Cosa che in effetti non depone a nostro favore, ma che almeno ci permette di capire un’altra sfaccettatura dell’essere umano!
Secondo i ricercatori, il 90% della popolazione potrebbe essere suddiviso in quattro categorie di comportamento: quella degli ottimisti, quella dei pessimisti, quella dei fiduciosi e quella degli invidiosi. Ebbene, di queste, la categoria più popolata sarebbe proprio quella degli invidiosi: se l’ottimismo, il pessimismo e la fiducia rappresentano il 20% ciascuno degli esseri umani, il rimanente 30% sarebbe formato invece dagli invidiosi. E di questa condizione riuscirebbe a salvarsi solo il 10% della popolazione mondiale, quella che appunto non viene considerata in questo calderone del 90%.
I risultati sono venuti fuori analizzando 541 volontari. Ma come avranno fatto i ricercatori a misurare il “peso” dell’invidia? Semplicemente, gli studiosi hanno chiesto a tutti i partecipanti al test se fossero disposti ad accettare una vincita in denaro meno sostanziosa, a patto però che questo sacrificio venisse ricompensato con la possibilità di precludere o di limitare le possibilità di vittoria degli altri concorrenti. Il 30% dei partecipanti ha risposto appunto che sarebbe stato disposto a vincere meno soldi al gioco d’azzardo purché agli altri giocatori sarebbe stato dato di meno o, peggio, nulla.
L’invidia, insomma, è proprio il sentimento che anima il mondo. E’ un sentimento che nasce dal desiderio di avere lo stesso successo nella vita, lo stesso status sociale, la stessa considerazione che magari qualcun altro ha e noi no. E a quanto pare, siamo tutti un po’ inclini a volerci godere le sconfitte di qualcun altro purché pensare a costruire il nostro successo.