- Camminare in gravidanza: come comportarsi nei primi 3 mesi
- Camminare in gravidanza: come comportarsi dopo i primi 3 mesi
- Camminare in gravidanza: come comportarsi negli ultimi 3 mesi
Nonostante la gravidanza rappresenti un periodo molto particolare perchè stravolge il corpo e lo stile di vita della donna, è importante concepirlo anche come un frangente del tutto naturale e che oggi giorno, soprattutto per merito delle informazioni acquisite, può essere gestito senza troppi traumi! Tra i tanti consigli che vengono dati sotto questo punto di vista, c’è sicuramente quello del camminare costantemente e di farlo anche e soprattutto quando ci si ritrova col pancione: quella che può apparire come una semplice passeggiata è in realtà molto di più, ossia un’occasione ideale per stimolare il sistema cardiovascolare, per aiutare l’ossigenazione e per sostenere la tonificazione dei muscoli dell’addome e delle gambe. Proprio per questo camminare allontana anche tutti quelli che sono sintomi molto comuni in una gravidanza, vale a dire il gonfiore alle mani e ai piedi, i dolori alla schiena e un senso di stanchezza perenne.
Camminare in gravidanza: come comportarsi nei primi 3 mesi
Nel primo trimestre della gravidanza dobbiamo cercare di mettere da parte la pigrizia e di reagire dinanzi ai primi disturbi (come le nausee) alzandoci dalla poltrona, e provando a camminare almeno 20-30 minuti al giorno. L’ideale è fare una breve passeggiata al mattino presto o al tramonto, iniziando con una camminata dal passo lento che solo successivamente può cominciare a prendere ritmi un po’ più sostenuti. Molto importante è avere sempre dietro una bottiglia d’acqua naturale sia per far fronte al bisogno di idratazione, sia per rispondere adeguatamente a delle contrazioni che possono avvenire durante l’esercizio fisico.
Un po’ di movimento poggiato su questi tre capisaldi (durata, andatura e acqua a portata di mano) è un ottimo stratagemma per vivere la dolce attesa con più energia, tenacia e serenità. L’importante è farlo con costanza, ma evitare al tempo stesso di stancarsi troppo poichè stiamo pur sempre parlando dei primi 3 mesi, pertanto il periodo è davvero molto delicato!
Camminare in gravidanza: come comportarsi dopo i primi 3 mesi
Passato il terzo mese il pancione comincia ad aumentare sempre più, per cui se andando avanti con l’esercizio notiamo che l’andamento comincia a farsi un po’ impacciato non dobbiamo temere: è naturale che ciò avvenga, perchè il corpo si ritrova a dover fare i conti con una pancia che fino a poche settimane prima non aveva! Ciò però non preclude affatto che occorra tenersi bene attive, anzi, semmai introduce giusto qualche accorgimento che magari nel primo trimestre potevamo pure fare a meno di considerare.
Ad esempio, durante la passeggiata giornaliera dobbiamo cercare di tenere il mento piuttosto alto ed eretto e le natiche ben salde in corrispondenza delle spalle: questa postura ci eviterà oscillazioni pericolose o anche solo fastidiosi movimenti della schiena. In questo periodo bisogna camminare guardando sempre avanti a sé e respirando in maniera ritmica e profonda, perchè più l’equilibrio viene mantenuto, più il corpo riesce a lavorare al meglio! E se qualcuno è disposto ad accompagnarci, tanto meglio, poiché in questo secondo trimestre la vulnerabilità da parte nostra è per forza di cose maggiore.
Camminare in gravidanza: come comportarsi negli ultimi 3 mesi
Verso la fine della gravidanza la camminata diventerà sempre più difficoltosa, ma anche qui, l’ideale è non mollare mai la presa. Possiamo tutt’al più farci qualche sconticino di sorta magari riducendo il tempo, ma l’importante è non perdere la costanza a cui il corpo è abituato. Per quel che riguarda il modo di camminare valgono praticamente gli stessi consigli dati per il secondo trimestre, ma non dimentichiamo di tenere alto il livello di allerta e di fermarci ogni qualvolta sentiamo che qualcosa non va: essendo verso la fine non è raro che non si possa incappare in qualche dolore muscolare diffuso, nelle contrazioni, nel gonfiore ai polpacci, nelle perdite ematiche vaginali o in una apparente fuoriuscita di liquido amniotico.