I genitori, al giorno d’oggi, non riescono ad avere una vita semplice. La principale crisi da affrontare è quella di dover dedicare troppo spazio al lavoro e poco tempo ai figli. Di conseguenza, questi ultimi possono arrivare a sperimentare un vuoto che, talvolta, i genitori cercano di compensare. Questo tipo di atteggiamento, però, porta quasi sempre a compiere azioni sbagliate. Questa è la principale causa di una sindrome tanto frequente, quanto fastidiosa, in grado di mettere in difficoltà sia i parenti più stretti, sia le autorità che dovranno curare la loro istruzione. Stiamo parlando, ovviamente, della sindrome del bambino viziato. Quando avere troppo, in sintesi, non è affatto un bene.
Bambino viziato e società contemporanea: un binomio in costante crescita
Questa situazione non riguarda solo chi cresce in un ambiente particolarmente benestante, ma è un fenomeno che interessa sia i pargoli delle famiglie più agiate, sia quelli facenti parte della middle class.
Il bambino viziato, infatti, non è quello che possiede più beni materiali rispetto ad altri, ma è una patologia che riguarda l’educazione. Sono i genitori, dunque, i veri aghi della bilancia.
Con la cosiddetta sindrome del bambino si indica un bambino ingestibile e intrattabile, con considerevoli picchi di maleducazione e scurrilità. Il frutto di un’educazione basata sugli eccessi, sul dare troppo e sulla scarsa attitudine alla negazione. Di conseguenza, tale sindrome non è una condizione associata alla classe sociale, bensì al tipo di educazione e relazione che i genitori stabiliscono con il loro figlio.
Cosa significa viziare il proprio figlio? Quali comportamenti sono da evitare?
Con sindrome del bambino viziato si fa riferimento a un insieme di disordini che si producono in un bambino quando ha tutto in eccesso. In realtà, non “tutto”, ma “tutto” quello che chiede. Questo piccolo dettaglio è assolutamente fondamentale e di vitale importanza, poiché è proprio il discriminante che proietta questa sindrome a tutti i bambini, appartenenti ad ogni classe sociale. Inoltre, a quello che il bambino chiede si somma quello che i genitori gli concedono per conto proprio. Tra vacanze studio non richieste, apparecchi tecnologici per ricerche approfondite in quinta elementare e tablet, gli eccessi non mancano. L’era 2.0 del digitale, poi, ha ulteriormente peggiorato la situazione. Sempre più spesso, infatti, nei ristoranti si possono osservare genitori che, incapaci di gestire adeguatamente i propri figli, li dotano di smartphone e altri strumenti. Nonostante lo scopo sia quello di calmare il bambino, questo non svilupperà mai doti di autocontrollo o di autodisciplina. Bisogna avere la pazienza di dialogare con i propri figli. Di spiegare i “perché” e i “come”. La tecnologia, in questo particolare frangente, non ha aiutato, ma ha solo fornito una pratica scorciatoia.
Il problema è che il comportamento dei genitori, iper-protettivi o fornitori di eccessivi beni materiali: La conseguenza è lo sviluppo di problemi e difficoltà in quanto allo sviluppo emotivo dei loro figli.
Pressione e malessere
I bambini di oggi non sono poi così lontani da quelli di ieri, da come eravamo noi e da come erano i nostri genitori. In fondo, loro hanno gli stessi stessi bisogni dei bambini di vent’anni fa, gli stessi sogni e le stesse paure. È ovvio che grazie all’avvento delle nuove tecnologie, le aspirazioni siano diverse. È altrettanto vero, però, che ad oggi ci sono anche tutti gli strumenti per poterle coltivare in maniera pratica e consona alla loro età. I bambini, in fondo, vogliono giocare, scherzare, interagire con gli animali e divertirsi a più non posso. Soprattutto, però, il loro desiderio più grande è quello di essere amati. La presenza dei loro genitori dà loro stabilità, fisica ed emotiva, e un’insostituibile sensazione di benessere.
Spesso i genitori si ritrovano a non comprendere perché il loro bambino a volte sia frustrato e infastidito, si ammala spesso o sviluppa certe fobie. Hanno buone intenzioni, ma non riescono a vedere la differenza tra sostenere un bambino al fine di aiutarlo a sviluppare il suo potenziale e compiacerlo facendogli pressione.
Il bambino onnipotente: come aggravare una situazione già compromessa
La sindrome del bambino viziato, in ogni caso, non è l’ultimo step, quello più grave. Esiste un’ulteriore definizione, che ambisce a racchiudere i comportamenti più egoistici che un bambino possa avere. Stiamo parlando del bambino onnipotente, in grado di decidere per sé stesso e per gli altri, accontentato in tutto e per tutto e senza la capacità di affrontare le proprie crisi.
Questo particolare fenomeno si sviluppa, in un bambino, quando determinate mancanze da parte dei genitori, come quelle descritte prima, si aggravano ulteriormente. Il bambino inizia a vedere gli altri come un mezzo per giungere ai propri scopi, per soddisfare i bisogni primari. Sviluppa un’incapacità di fondo di relazionarsi con il mondo. Questo avviene perché, come ulteriore aggravante, i genitori inducono nel bambino una malsana idea di protagonismo assoluto.