A pochi anni di età i bambini fanno di tutto per apprendere, tanto è vero che guardandoli bene ci accorgiamo di come praticamente ogni cosa sia in grado di stupirli. Anche il più semplice degli oggetti finisce col catturare la loro attenzione! Ed è proprio qui che i genitori possono iniziare a svolgere il loro ruolo, il ruolo sì di genitore ma in un certo senso anche di insegnante.
Ma ci siamo mai chiesti come facciano i bambini ad associare una parola a un determinato oggetto o a una data azione? Secondo uno studio condotto dall’Università di Lancaster e guidato da Katie Twomey con la partecipazione di Angelo Cangelosi, professore di intelligenza artificiale all’Università di Plymouth, i bambini imparerebbero nuove parole proprio come fanno i robot, ovvero abbinando un oggetto a un nome.
Il team però non ha scoperto solo questo: in tale lavoro di apprendimento, i piccoli sarebbero aiutati dalla cognizione dell’ambiente nel quale l’oggetto si trova: “Sappiamo che i bambini di due anni imparano il significato di una parola nuova in base alle parole che già conoscono. Per esempio imparano che un nuovo giocattolo si chiama giraffa, quando già sono al corrente del fatto che altri due giocattoli si chiamano anatra e coniglio”.
Il paragone con il metodo di apprendimento sviluppato nei robot non capita affatto per caso, tanto è vero che gli studiosi, in questo lavoro di ricerca e di analisi si sono serviti della collaborazione del robot iCub. Ideato e costruito dall’Istituto Italiano di Tecnologia, iCub è stato programmato proprio in maniera tale da riuscire a individuare e riconoscere oggetti nuovi associandoli ai giusti termini. Ed è qui che si è appunto ravvisata la somiglianza tra bambini e umani: sia i primi che i secondi userebbero praticamente lo stesso metodo di apprendimento! Un metodo che fa della capacità di associazione il suo asse portante.