Domenica scorsa, le donne in tutta l’Arabia Saudita hanno potuto guidare per la prima volta. Un cambiamento monumentale, ma solo uno dei tanti negli ultimi 18 mesi. Il paese ha abolito il divieto per le donne di andare al cinema, iniziando a costruire una città di intrattenimento da miliardi di dollari, 2,5 volte la dimensione di Disney World e valutando la possibilità di sviluppare un proprio sistema di hyper-loop.
Molti dei cambiamenti sono avvenuti grazie a Mohammed bin Salman che, dalla sua promozione a principe ereditario nel giugno 2017, ha intrapreso la strada delle riforme atte a modernizzare l’Arabia Saudita con l’intento di spostare l’economia del paese lontano dal petrolio e prepararlo per il futuro. Molti di questi cambiamenti hanno avvantaggiato le donne saudite e, nonostante possano sembrare piccoli, si stanno rivelando cruciali nella loro marcia verso l’uguaglianza.
Dopo un’estenuante campagna, le donne hanno alla fine conquistato il diritto di guidare. Molte di loro si stavano già preparando da mesi all’evento prendendo corsi di guida specificamente pensati per le donne. In precedenza, l’Arabia Saudita era l’unico paese al mondo in cui una donna poteva andare in prigione se fermata alla guida di un’auto.
Il decreto fatto da Re Salman nel maggio 2017 ha consentito alle donne di entrare al governo e accedere ai servizi sanitari senza richiedere il consenso dei loro uomini. Inoltre, il re propose un’attenuazione delle rigide leggi sulla tutela dei maschi entro tre mesi dal decreto, ma a tutt’oggi sono ancora in vigore leggi di tutela generale, come l’approvazione maschile per le donne che richiedono il passaporto o che vogliono sposarsi.
Le donne incontrano regolarmente difficoltà nel condurre transazioni, come affittare un appartamento e presentare istanze legali, senza il consenso o la presenza di un parente. Il Ministero del commercio e degli investimenti dell’Arabia Saudita ha affermato che a partire dal febbraio 2018 le donne sarebbero state in grado di avviare la propria attività liberamente e che non avrebbero più dovuto affrontare più ostacoli maschili nel diventare imprenditrici.
Nello stadio King Abdullah Sports City di Jeddah si verificò un evento storico quando le donne poterono sedersi sugli spalti per assistere ad una partita di calcio della nazionale saudita nel gennaio 2018. L’unico veto fu quello di non mischiarsi tra gli uomini, con settori ed ingressi specifici per loro.
Nel marzo 2017, il Ministero del lavoro e dello sviluppo sociale ha affermato che le donne rappresentano il 30% della forza lavoro del settore privato; il governo spera di vedere il numero salire di un ulteriore 28% entro il 2020.
Nel febbraio 2017, Al-Suhaimi è stata nominata responsabile della più grande borsa valori del Medio Oriente. Si è laureata con lode alla King Saud University e in seguito è andata alla Harvard Business School. Al-Suhaimi è anche amministratore delegato e consigliere amministrativo della divisione investimenti della prima banca dell’Arabia Saudita.
Insomma, qualche conquista c’è stata ma la strada per la definitiva emancipazione delle donne saudite è ancora lunga.