C’è un momento nella vita di tutti noi in cui smettiamo di vedere i nostri genitori come supereroi e iniziamo ad osservarli da un punto di vista differente. In quel momento riconosciamo il genitore come un umano con i suoi pregi e le sue debolezze e maturiamo un approccio differente che può avvenire in diverse modalità in base ai trascorsi. Non è raro trovare rapporti affiatati e concordi tra genitori e figli adulti così come non lo è trovarsi dinanzi a relazioni concluse per le più svariate ragioni. Con la crescita il figlio diventa un “pari” del genitore e il rapporto deve necessariamente cambiare.
Una situazione normale e frequente
Molto spesso capita all’adulto di dire qualcosa al proprio figlio grande che risuona nella mente come quelle frasi detestabili che sentiva pronunciare dia propri genitori. Altre volte un commento infelice o un consiglio dato con le migliori intenzioni genera un vortice di rabbia tale da provocare un forte allontanamento. Altre volte capita a tutti di dire frasi sconvenienti. Tuttavia per alcuni genitori sembra difficile evitare certe considerazioni che offendono una persona adulta e non più un bambino totalmente dipendente.
Accettare che il figlio sia diventato adulto
Il punto centrale della gestione del rapporto tra genitori e figli adulti è proprio questo: la consapevolezza che la persona che abbiamo davanti non ha più bisogno di essere accudita e consigliata perché ha intrapreso la sua strada. Il lavoro del genitore adulto non è finito ma, semplicemente, cambia e diventa più vicino al rapporto tra pari.
È vero che l’amore per i figli spinge a voler evitare loro qualsiasi errore pur di proteggerli ma quando questi sono cresciuti anche una parola di troppo può causare l’interruzione brusca della rapporto e la fine della comunicazione.
Dare consigli non richiesti sull’aspetto fisico, sul lavoro, sul peso forma o sulle persone frequentate è rischioso. Un conto è farlo quando il figlio ha dieci anni ed un conto è farlo su un adulto lavoratore, sposato o con famiglia.
È importante capire che una volta che il figlio abbia raggiunto la sua indipendenza non avrà più bisogno di suggerimenti su come avrebbe potuto “fare meglio” perché il suo percorso di crescita è compiuto.
Come gestire il rapporto con i figli adulti
Per affrontare questa fase è importante riflettere prima di parlare chiedendosi se ciò che vogliamo dire sia motivato dall’essere utili o dal ripristinare il nostro ruolo di potere sul figlio.
Il genitore passa dall’essere il centro dell’universo del figlio all’essere un “parente” molto vicino. Questo spinge molti genitori a ignorare che il piccolo sia cresciuto ed è proprio questo che porta a conoscerli sempre meno perché bloccati da un pregiudizio che suona come “mi ha relegato fuori dalla sua vita”. Il passaggio importante da fare è proprio quello di trasformare questa convinzione errata in “sono la persona più vicina a mio figlio e gli starò accanto per qualsiasi cosa abbia bisogno perché l’ho cresciuto bene e si merita qualsiasi attenzione”.
Evitare consigli non richiesti
Sarà importante smettere di cedere alla tentazione di dare consigli non richiesti. Piuttosto è preferibile chiedere come va la vita, quali preoccupazioni ha, come si trova nella sua nuova relazione e così via. Il tutto non deve mai basarsi sulla preoccupazione che il figlio stia male, che non riesca a cavarsela o che non è in grado di badare a sé stesso senza la nostra presenza.
Infine sarà importante non dare per scontato l’amore, la stima e l’ammirazione che proviamo per loro. Per i figli non c’è miglior cura contro i mali della vita di un sentito “ti voglio bene” che, spesso, sottovalutiamo o dimentichiamo di pronunciare finché non è troppo tardi.