La Casa internazionale delle donne di Roma rischia lo sfratto. La struttura di via Lungara a Trastevere ha ricevuto una lettera del Comune con la richiesta di pagamento di 833.512,30 euro entro 30 giorni altrimenti scatterà la procedura.
La struttura è da oltre trent’anni un punto di riferimento in città per le donne che si trovano in condizioni di difficoltà e ora rischia di chiudere a causa dei debiti accumulati nel tempo con il Campidoglio. La presidente della Casa, Francesca Romana Koch ha chiesto un incontro alla sindaca Virginia Raggi, cercando una mediazione: “Paghiamo tremila euro invece di settemila, ma i nostri servizi sono quantificati in un valore economico per 700mila euro l’anno”.
Dopo i sigilli all’ex sede del Movimento Sociale di via delle Terme di Traiano, la giunta 5 Stelle colpisce ora un simbolo del movimento femminista romano, che dal 1987 risiede nel complesso monumentale del “Buon Pastore” di Trastevere, ex reclusorio femminile, rivendicandone la destinazione a finalità sociali. Nel 1992, dopo una lunga trattativa, la Casa internazionale delle donne venne registrata tra le opere di Roma Capitale. L’accordo prevedeva che tutte le spese, sia quelle ordinarie che quelle straordinarie o di restauro, fossero a carico dell’associazione, che doveva corrispondere anche un affitto al Comune. Tutto questo con un debito pregresso di 150mila euro.
Con l’amministrazione di Ignazio Marino era stato raggiunto un accordo per la cancellazione del debito, in cambio della quale il Comune aveva chiesto servizi gratuiti in ambito sociale. Con l’arrivo della Raggi le trattative si sono bloccate e, senza alcun preavviso, è arrivata la richiesta di saldare i debiti.
L’assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative di Roma Capitale, Rosalba Castiglione, dopo una giornata di polemiche politiche ha difeso così la posizione del Comune: “Mi preme precisare che non c’è alcuno sfratto in corso come qualcuno voleva far immaginare”. E ha precisato che nella lettera inviata si diceva: “Decorso senza esito il termine sopra indicato (i 30 giorni dalla data di notifica), si procederà all’attivazione, senza ulteriore comunicazione, sia della procedura coattiva, in sede civile per il recupero del credito, sia della procedura di riacquisizione del bene in regime di autotutela”.
“La possibilità di saldare quanto richiesto non c’è, il successivo passo è quello di uno sgombero”, hanno protestato le consigliere capitoline del Partito democratico, Michela De Biase, Valeria Baglio, Ilaria Piccolo e Giulia Tempesta, che hanno diramato un comunicato in cui si schieravano contro la decisione presa dal Comune, raccogliendo il sostegno di molti esponenti del partito.
Anche da Sinistra Italiana è arrivata solidarietà all’associazione: “La prima sindaca donna della città non può permettere lo sfratto di una delle poche realtà che da oltre 30 anni è punto di riferimento per la politica di genere a Roma”. E il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti ha commentato la vicenda dicendosi certo che “il Comune troverà soluzioni” perché la Casa delle donne è “una presenza irrinunciabile per la città di Roma”.