Ultimamente assistiamo sempre più di frequente a casi di mamme e papà che si dimenticano i figli in auto sotto il sole cocente, provocandogli una morte lenta e sofferta. Qualcuno chiama questi episodi “i blackout della memoria”, e a quanto pare sono dovuti a una condizione di forte stress e stanchezza che possono portare appunto a delle dimenticanze di questa gravità.
E’ successo di recente in provincia di Arezzo a una bambina di un anno e mezzo. A lasciarla chiusa in auto, sotto il sole, è stata la mamma che è andata a lavorare senza prima portarla all’asilo. Eppure, come dicevamo, questa non è mica la prima volta che capita un caso così incredibile: l’Italia è piena di episodi di questo genere, così come lo sono altri Paesi del mondo (gli Stati Uniti, ad esempio, contano ogni anno la morte di 38 bambini).
Nel tempo sono nati dei dispositivi che, pur nei loro limiti, provano ad evitare questo tipo di episodi. Sono nati così “RemoVe Before Landing”, “Infant reminder”, “Ricordati di me” e “Remmy”, quattro dispositivi totalmente made in Italy progettati per coloro i quali rischiano di dimenticarsi i figli sotto al sole. Oltretutto negli Usa è nata un’alternativa che ha già riscosso parecchio successo: Waze.
Applicazioni e marchingegni elettronici possono essere sicuramente di grande aiuto per ridimensionare il problema, ma è vero anche che la società farebbe bene ad interrogarsi sulle cause che inducono i genitori ad essere così stressati, così problematici e disattenti. Perché viviamo in un’epoca molto frenetica in cui è tutto sulle spalle di pochi. Un’epoca in cui ce la si deve fare con le sole forze a propria disposizione e che, a furia di resistere, porta alle conseguenze che abbiamo visto.
I casi di cronaca che vedono come protagonisti i più piccoli sono a dir poco inquietanti. E di questo ce se ne deve rendere conto.