In Italia si registra un netto calo nell’uso dei contraccettivi ormonali: il nostro Paese è al 14esimo posto, dopo la Spagna e davanti a Slovacchia, Polonia e Grecia, per quel che riguarda l’uso di tali prodotti. Soltanto l’8% delle ragazze di età compresa tra i 18 e i 19 anni utilizza la pillola, e la percentuale sfiora a fatica il 18% se si prende in esame la fascia di età compresa tra i 20 e i 24 anni.
Uno studio condotto dall’Ospedale Santa Chiara di Pisa ci dice che più di una donna su tre che utilizza la contraccezione ormonale finisce con l’interromperla. Il motivo ce lo spiega Franca Fruzzetti, responsabile dell’Ambulatorio di Endocrinologia e Ginecologica dell’U.O. Santa Chiara di Pisa.
“Nella maggior parte dei casi, i disturbi che si presentano durante la contraccezione sono le perdite di sangue irregolari e l’aumento di peso. Ciò che è emerso dallo studio – spiega l’esperta – è che l’interruzione del metodo contraccettivo è maggiore o minore a seconda del metodo utilizzato. Nel nostro studio, l’anello vaginale è risultato il metodo di contraccezione che si tende ad abbandonare di meno, quasi a voler dire che le donne che negli ultimi anni hanno assunto contraccezione per via vaginale ne interrompono l’assunzione molto meno rispetto alle donne che usano pillole con 20 mcg o 30 mcg di etinilestradiolo”.
La dottoressa Fruzzetti, proprio alla luce di questi dati, è convinta che la ragione per cui le donne utilizzino con maggior sicurezza l’anello vaginale sia legata alla bassa percentuale di perdite ematiche garantita appunto da questo metodo di contraccezione.
Insomma, in Italia non si sta abbassando la consapevolezza di quanto sia importante e utile la contraccezione ma, più semplicemente, ci si sta spostando verso un metodo contraccettivo più che su un altro. In fondo, al giorno d’oggi la scelta tra un metodo X e un metodo Y c’è, e le donne, coscienti di poter scegliere, si spingono evidentemente sulla soluzione meno invasiva e che dà meno effetti collaterali.