Il razzismo è una brutta bestia che risparmia i bambini. Davanti ai piccoli, indipendentemente dal colore della loro pelle, il cervello non è solito fare distinzioni e rifiuta l’effetto ohter-race tipico degli adulti. A dimostrarlo uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università Bicocca e pubblicato sulla rivista Neuropsychologia.
Fino ad oggi, spiegano gli esperti, l’effetto other-race, secondo cui percepiamo con una certa rapidità e facilità i volti del nostro stesso gruppo etnico per ragioni di familiarità, veniva considerato valido indipendentemente dall’età del soggetto guardato. Tuttavia la ricerca della Bicocca è giunta a una conclusione diversa, perché sembra che questo fenomeno non si verifichi quando ci troviamo di fronte al volto di un bambino di età compresa tra i 6 mesi e i 3 anni.
In pratica, se osserviamo il volto di un adulto di etnia diversa dalla nostra, il cervello fa scattare l’effetto other-race, mentre invece se il volto è quello di un bambino, ecco allora che la risposta emotiva rimane la stessa che avremmo guardando volti appartenenti alla nostra etnia. Tutto merito delle “caratteristiche pedomorfiche” dei piccoli: la testa più grande rispetto al resto del corpo, gli occhioni, il naso e la bocca piccoli e le guance paffute dei bambini sarebbero irresistibili persino per il cervello!
Per giungere a questa conclusione i ricercatori hanno preso 17 studenti di etnia caucasica (europea) e ha chiesto loro di decidere se un bersaglio lateralizzato fosse in posizione verticale o invertita, mentre veniva opportunamente registrata la loro attività bioelettrica cerebrale. Gli obiettivi erano preceduti da centinaia di volti di bambino o adulto caucasici o non-caucasici, visualizzati per 500 millisecondi in una data posizione.
Al termine dell’esperimento è risultato che tutti i partecipanti erano stati più veloci nello stabilire l’orientamento corretto quando il bersaglio era preceduto da un volto infantile, al di là dell’etnia. “Ciò dimostra come l’attenzione visiva fosse letteralmente catturata dai volti dei bambini, a prescindere dalla loro etnia”.
I dati hanno mostrato come l’immagine dei bambini piccoli andasse a stimolare la regione orbito-frontale, la stessa che studi precedenti hanno deputato essere la responsabile del “circuito del piacere”. In pratica, guardare immagini di bambini, al di là della loro etnia, stimola l’amore materno o parentale perché il cervello è programmato per accudire i bimbi. Sempre e al di là di tutto il resto.