Ossessione d’amore: come la dipendenza affettiva influisce sulla violenza contro le donne

“Il mio compagno è perfetto eccetto qualche episodio in cui si arrabbia molto. So che mi ama e se è così geloso è solo perché ci tiene. A volte alza le mani ma solo quando è molto nervoso. C’è da dire che spesso la colpa è mia, anzi praticamente sempre. Non posso vivere senza di lui e lui non può vivere senza di me. Ci amiamo… alla follia”.

Un amore ossessivo plasma la mente di una donna, inducendola a giustificare i comportamenti violenti del suo compagno. Questo amore che nulla condivide con il nobile sentimento, si palesa in maniera sottile e strisciante. Capace di legare una donna e tenerla soggiogata anche quando la trasformazione è palese.

Ne abbiamo discusso con le psicoterapeute di www.studiopsicologo-torino.it e, a seguito della chiacchierata, riportiamo alcune conclusioni in questo articolo.

 

Come riconoscere un amore ossessivo e la dipendenza affettiva

Si ha una dipendenza affettiva quando cadono tutti i limiti della coppia, quando i partner tendono a vivere in simbiosi, anche laddove non c’è un vero e proprio interesse in comune e si assiste più ad un annullamento della donna che segue il proprio compagno.

La dipendenza affettiva impedisce alla donna di vivere la propria vita perché considerata di scarso valore, ciò che importa nella coppia è l’uomo e in quanto tale la sua partner non può e non deve avere pretese.
Tutto questo porta ad una
scarsa opinione della donna di sé e all’indurre l’uomo a trattarla come più gli aggrada, forte della mancanza di carattere che gli facilita il compito.

Le meccaniche psicologiche e sentimentali sono influenzate dalla profonda devozione della donna che vede il suo uomo come l’unico uomo della sua vita, l’unico che può amarla, l’unico presente. La paura di rimanere sola e della solitudine in generale è talmente pressante da spingerla a sopportare qualsiasi violenza, psicologica o fisica che sia, e paradossalmente a provare una forte gelosia per quell’uomo idealizzato e amato.

Questo circolo emotivo trova un terreno fertile laddove la donna ha una fragilità emotiva che la porta a ricercare una figura forte, capace di dirigere la sua vita.
D’altro canto, in ciò che si crede essere un uomo forte può nascondersi un dominatore attratto dalla sottomessa, il cui fine è solo quello di espletare il suo potere ed annientare la donna, per il gusto di farlo e nient’altro.
Questo carnefice, non può definirsi in altro modo, è molto intelligente e attento alle debolezze della propria compagna. Ed è proprio su queste che, giorno dopo giorno, scava e crea ferite psicologiche in grado di aumentare l’insicurezza della donna.

Se si accorge che è gelosa, allora opererà una serie di comportamenti volti a innescare tale sentimento.
Se si accorge che è insicura del suo corpo la farà sentire inadatta, mediocre, raffrontando i suoi difetti con i pregi di altre donne.
La donna non recriminerà alcun comporto al suo uomo ma si infliggerà tutte le colpe e cercherà di fare qualsiasi cosa per essere “degna” delle attenzioni e dell’amore del partner.

La dipendenza affettiva si nutre di questa continua umiliazione perché convinta di poter cambiare l’altro, di renderlo migliore e, di conseguenza, migliorarsi. Ma attenzione, questo cambiamento non è ricercato perché l’altro è aggressivo, cattivo, pessimo o violento. No! I difetti del proprio carnefice non sono mai visibili, al massimo ridotti di intensità.

La donna vuole cambiare il proprio uomo con la forza del proprio amore, perché se quest’ultimo è aggressivo, cattivo, pessimo e violento è solo perché ha paura dell’amore e di lasciar intravedere la parte migliore di sé.
Questa dinamica è molto pericolosa, perché
incatena la donna in attesa di un domani che non avverrà mai.

Le preoccupanti statistiche della violenza sulle donne

Siamo abituati a vedere il pericolo nello Sconosciuto, nell’ignoto, in ciò che si palesa all’improvviso senza che nessuno se lo aspetti.
Peccato che il ceppo del male si nasconda nelle persone quotidiane, in chi ci conosce bene, in chi dovrebbe proteggerci e amarci.
Secondo l’
ISTAT l’81% delle violenze è compiuto ad opera di mariti, ex compagni e conviventi. La percentuale degli sconosciuti è solo del 2%.
Questo dato allarmante riesce a far capire quanto possano essere pericolose le mura domestiche quando si ha una dipendenza affettiva con l’uomo sbagliato.

La violenza può esternarsi in maniera fisica, sessuale o psicologica.


Nel
primo caso il partner picchia, percuote, schiaffeggia e usa il suo corpo come un’arma contro la donna.
Le ferite che si rivelano sul suo corpo sono solo una pallida prova di quanto invece accade all’interno. La donna è svuotata, sofferente e in preda ad una vergogna che colpisce solo se stessa.


La
violenza sessuale invece è più viscida perché la costringe ad avere rapporti anche quando non vuole. E,se si sente profanata e stuprata, è tutto minimizzato perché in quanto moglie, compagna e amante è in dovere di appagare gli istinti sessuali di lui. Come se il corpo della donna non fosse suo.


La
violenza psicologica è ancora più vessatoria, perché le parole si rintanano nella mente della donna, modificando la sua opinione di sé, marchiandola a vita.
Qualunque di esse sia, nessuna violenza è giustificata. Nessuna violenza è il risultato dell’amore.
Ancora più allarmante è che queste violenze siano spesso condite da denunce e allontanamenti. Eppure nonostante questi tentativi di mettere fine a queste prevaricazioni,
basta poco per ritornare nel ciclo abusi.
A volte basta una richiesta di perdono, altre volte la promessa di cambiare e che ciò non avverrà più.
La donna è convinta di aver finalmente innescato un sentimento di vergogna, di avere finalmente colpito l’altro.


Non è così.


Il carnefice può
sopire momentaneamente i propri impulsi dominatori, consapevole dell’altrettanto momentaneo stato di allerta della partner.
Appena la dinamica sarà ritornata ordinaria, tutto ricomincerà daccapo, lasciando la donna in uno stato di confusione emotiva e incapace di trovare la giusta soluzione.

 

Come scappare da un’ossessione d’amore


Cercare una via di fuga è difficile quando tutto sembra buio. Una donna incapace di capire i propri sentimenti e quelli altrui non ha gli strumenti adatti per sfuggire alle vessazioni continue.
Ha bisogno di aiuto.


Il primo passo è
parlare con qualcuno, che sia un’amica o un parente, in grado di presentare i fatti in maniera concreta.

Togliere il velo e capire che ciò che si è vissuto non è sano è fondamentale per cominciare a porsi delle domande, per guardare nel pozzo dei sentimenti e trovarci un fondo di verità.
In questa fase può esserci il rifiuto della realtà oggettiva perché “
gli altri non sanno, gli altri non capiscono, gli altri non lo conoscono“.

Il mondo degli altri è una società che nulla ha a che fare con quello creato dalla vittima e dal suo carnefice ed è per questo molto difficile uscire da questo meccanismo.
Spesso si vede il
parere altrui come un attacco gratuito, frutto di invidia, e si assume un atteggiamento di riflesso criticando le stesse persone che cercano di essere di aiuto.

Ecco perché dopo questo primo passo è meglio parlare con un professionista esperto dei sentimenti.

Uno psicologo o psicoterapeuta può guidare la vittima nella sua presa di coscienza e nella comprensione delle emozioni.

In una vita di priorità, laddove la priorità è sempre e solo stata lui e tutto ciò che gli girava intorno, lo psicologo psicoterapeuta può instillare un nuovo senso della realtà e del personale. Questa figura è la più indicata per superare le difficoltà di relazione e scoprire tutte quelle modalità alternative fondamentali all’instauramento di una relazione sana e normale.

Se la paura e il timore sono tanto forti da bloccare qualsiasi tentativo di guarigione, è consigliabile leggere e documentarsi, nel tentativo di un’auto-comprensione. Magari dopo un primo momento di destabilizzazione, vi sentirete forti e pronte ad un incontro.


La
guarigione è fatta di piccoli ma concreti passi, ed è fondamentale sapere che gli altri non vogliono distruggere un voi, ma far rinascere il vostro io.

Non pensate di amare troppo il vostro uomo ma cominciate ad amare troppo voi stesse. Prima di chiunque altro.

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