In casa possono dare l’impressione di essere dei veri angeli, ma non è così improbabile che dietro il volto del nostro bambino possa nascondersi in realtà l’identità di un cyberbullo. Il bullismo è un fenomeno purtroppo in continua crescita, un fenomeno che si è acuito anche grazie al diffondersi di Internet e dei social network (che come sappiamo hanno reso più facile la possibilità di accedere in un battibaleno a un pubblico tanto vasto ed eterogeneo).
Oggi più che mai, poi, dai bambini ai ragazzi un po’ più grandicelli, il bullismo finisce per attirare a sé anche i più insospettabili. Ma per un buon genitore la parola insospettabile non esiste perché se lo vuole, ha tutti i mezzi necessari per capire se suo figlio sia o non sia un cyberbullo. Ripetiamo: è solo una questione di volontà!
Ad aiutare i genitori a individuare potenziali cyberbulli è Stefano Lagona, psicoterapeuta specializzato nel trattamento delle nuove dipendenze. Secondo Lagona, un segnale tipico del cyberbullismo è innanzitutto una certa aggressività che il bullo ha nelle relazioni con gli altri, unita a una dose di impulsività che si associa all’incapacità di tenere l’autocontrollo. Se insomma il bambino o il ragazzo sfoggia un fare prepotente e prevaricatore, ed è restio al rispetto delle regole, allora il rischio comincia ad essere dietro l’angolo.
Un atteggiamento tipico di chi è solito ridicolizzare e prendersi gioco degli altri, poi, è dato dalla totale mancanza di empatia nei confronti di chi soffre: un soggetto che anche in casa, magari davanti a un notiziario tv, ridacchia a fronte di notizie drammatiche, o minimizza atti di cronaca o altri casi di bullismo, va senz’altro tenuto d’occhio. Non è immaginabile, e tanto meno accettabile, che un ragazzino sia già così impassibile dinanzi a vicende, immagini o racconti che invece non possono non provocare dolore, compatimento o pietà!
Inoltre, se si ha l’opportunità di farlo non sarebbe male dare un’occhiata al computer, allo smartphone e agli altri apparecchi tecnologici dati in dotazione del ragazzo, perché spesso quei dispositivi contengono informazioni preziose sulle attività e sui modi di pensare di nostro figlio.